Importante il contributo del mondo della scuola
Come in altre trenta città italiane, anche a Cagliari si è svolta una manifestazione con corteo in occasione dello sciopero generale proclamato da vari sindacati di base, tra cui Cobas e Unione Sindacale di Base, contro una legge finanziaria di guerra, il riarmo e il conseguente impoverimento tutto il settore sociale (sanità, assistenza, istruzione, casa, ambiente) e degli stipendi di tutti i lavoratori, compresi dipendenti pubblici, erosi dall’inflazione. Nelle piattaforme dello sciopero apparivano tra i primi punti la fine della collaborazione militare con lo stato d’Israele, la fine del genocidio in corso dei palestinesi, la truffa del cosiddetto “piano di pace” a Gaza, e la necessità di un vero piano di aiuti, di cessate il fuoco e garanzia d’incolumità per la popolazione stremata.
I lavoratori della scuola hanno dato un buon contributo alla riuscita di questo sciopero e qualche scuola è rimasta chiusa. In primo piano, oltre alla questione stipendiale, diventata una vera emergenza, anche l’urgenza di mettere fine alla piaga del precariato, che nella scuola italiana conta oltre duecentomila precari, triste record in Europa, la richiesta di aumentare l’organico del personale ATA, ormai ridotto molto al di sotto delle elementari necessità, la critica alla frammentazione del sistema scolastico, con scuole sempre più grandi e gestite autocraticamente da dirigenti monarchi, che limitano i poteri degli organi collegiali, la libertà di insegnamento e di formazione.
Il corteo partito da piazza del Carmine e si è snodato per il centro sino a raggiungere il palazzo del Consiglio regionale. Rilevante la presenza di gruppi studenteschi riuniti intorno allo striscione dell’UNIGCOM. Oltre un migliaio di manifestanti hanno partecipato con interventi anche durante il percorso e slogan contro la finanziaria e il riarmo.
Sotto il portico del Consiglio regionale si sono succeduti vari interventi (dell’USB, Cobas, Associazione Amicizia Sardegna Palestina, Potere al popolo, Movimento nonviolento, rappresentanti degli studenti) che hanno affrontato le dirompenti problematiche della sanità, della scuola, dei rischi e delle conseguenze sociali di una politica volta al riarmo. Si è denunciata la repressione che colpisce attiviste e attivisti contro le basi militari e i CPR, con accuse gravi, laddove invece le sole trasgressioni che emergono sono imbrattamento e manifestazioni non comunicate. Si è denunciato (Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università) che la “cultura della difesa” (come la chiama il ministro Crosetto) si traduca in una cultura militarista, portata sin nelle scuole elementari con visite a reparti speciali di forze dell’ordine che dovrebbero trasmettere la “cultura della legalità” – e che nelle scuole superiori diventa un esplicito invito all’arruolamento.
Grande attenzione ha avuto anche la vicenda della fabbrica di bombe dell’Iglesiente, la RWM, che attende il via libera dalla Regione per attivare i nuovi reparti, bloccati da più di tre anni da una sentenza del Consiglio di Stato; Regione che ha la facoltà di bloccare il piano di sviluppo alla fabbrica di morte.
Gli interventi si sono chiusi in tarda mattinata. La manifestazione di Cagliari è stata una delle tante che si sono snodate in tante città d’Italia per reclamare una svolta radicale dell’attuale politica guerrafondaia dell’Unione Europea, della NATO, che trova nell’attuale governo il loro pedissequo esecutore.
COBAS – Comitati di base della scuola – Cagliari




