Il 27 gennaio Giornata della Memoria è più che mai sentito quest’anno come un monito a che lo sterminio di un popolo non si ripeta mai più, e tra i popoli vessati e tormentati nei nostri giorni da guerre e massacri spicca il popolo palestinese deprivato di diritti e cittadinanza da un centinaio d’anni e adesso massacrato a Gaza in larga scala, oggetto di punizione collettiva da parte dello stato d’Israele per l’attacco del 7 ottobre.
Anche a Cagliari tutto era pronto per una manifestazione con corteo, indetto dai gruppi di A Foras – Contra a s’ocupatzione militari de sa Sardigna, e dal Comitato sardo di solidarietà con la Palestina, a cui aderiscono una molteplicità di gruppi e associazioni tra cui anche i Cobas Cagliari, l’USB e l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, quando, due giorni prima, è arrivato dalla Questura il divieto di manifestare. Ciò in ossequio alla circolare del ministro dell’Interno Piantedosi che colloca il diritto a manifestare il 27 gennaio in contrasto “con il valore attribuito alla Giornata della Memoria”, e in questo recepisce le preoccupazioni della comunità ebraica di Roma il cui rappresentante sostiene di avere visto durante le manifestazioni dopo il 7 ottobre espressioni di antisemitismo. Si è così tentato di creare una situazione di “monopolio” della giornata del 27 gennaio, in cui chi si focalizza esclusivamente sul fatto storico della Shoa ha il consenso mainstream; chi ricorda anche un genocidio in corso, trovando la motivazione morale della Giornata del Ricordo nel “mai più” riceve il veto: perché il genocidio adesso è quello dei palestinesi.
Palestinesi popolo scomodo, che ha il torto di esistere in Palestina, malgrado all’inizio lo si sia strumentalmente dato per inesistente (il famoso slogan sionista “una terra senza popolo per un popolo senza terra”), malgrado gli siano state applicate dallo stato israeliano condizioni di deprivazione, discriminazione, reclusione, che hanno scatenato la denuncia di apartheid.
Il torto di esistere può risolversi nel massacro collettivo di Gaza, mascherato da “guerra ad Hamas”, e nell’abbandono alla morte per stenti di coloro che sopravvivono ai bombardamenti, alle sparatorie e agli innumerevoli crolli di edifici.
Il 26 gennaio la prescrizione della Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto che cessino le uccisioni e le devastazioni, pretendendo le prove degli adempimenti richiesti.
Anche noi chiediamo che questi delitti cessino e che sia riconosciuto il diritto dei palestinesi a vivere nel riconoscimento dei loro diritti in Palestina. Lo si è chiesto più volte con manifestazioni oceaniche in tutto il mondo e adesso lo si chiede nella Giornata della Memoria, perché la memoria serve ad evitare che le colpevoli tragedie della storia si ripetano. In varie piazze d’Italia, e anche a Cagliari, si è manifestato, malgrado il divieto della Questura, senza il previsto corteo, ma solo con un sit in che a Cagliari si è tenuto nella piazza antistante il teatro lirico, con le strade intorno sbarrate da cordoni di polizia in tenuta antisommossa. Ma è quantomeno servito a gridare ancora una volta la vergogna del massacro che diventa genocidio, in un luogo chiuso e blindato, Gaza, come lo fu il ghetto di Varsavia, a danno di un popolo disumanizzato anche nel linguaggio da vari esponenti del governo israeliano e dello stesso Netanyahu (oltre che dalla cultura sionista dominante nello stato d’Israele), così come veniva disumanizzata l’immagine degli ebrei all’epoca della persecuzione nazista. Adesso però le informazioni girano più velocemente, e non si può più dire “non sapevo”.
Vari interventi tra cui rappresentanti della comunità palestinese, studenti e antimilitaristi, hanno toccato più tematiche: dal pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia, alla collaborazione militare con lo stato d’Israele, per cui in Sardegna i poligoni a fuoco spesso ospitano per esercitazioni anche le forze armate israeliane, e dove l’industria RWM, costola del colosso Rheimetall, già fornitore di armi per il Terzo Reich, ha stretto accordi di collaborazione con l’industria militare israeliana nella produzione dei famigerati droni da combattimento Hero.
Interventi di universitari hanno portato all’attenzione la mozione presentata da studentesse e studenti al Senato accademico di Cagliari con la richiesta che l’università di Cagliari rescinda gli accordi con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane, mozione che sarà discussa e votata il 30 gennaio.
In un intervento dell’Osservatorio si è fatto cenno all’insegnamento della storia, che è in pieno tema della Giornata della Memoria, ma che la circolare del ministro Valditara pone in un clima di controllo e censura: “massima attenzione per prevenire iniziative o comportamenti che possano turbare la serenità degli studenti e delle studentesse nonché turbare il regolare funzionamento delle attività didattiche”.
Insomma la Giornata della memoria può rischiare di diventare giornata del bavaglio, alla faccia della libertà d’insegnamento e del diritto di manifestazione del pensiero.
Riaffermare il diritto alla vita e alla libertà dei palestinesi ci ha ulteriormente motivato a riaffermare i nostri diritti.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari