DAD: COSA FARE NELLA FASE FINALE DI QUESTO ANNO SCOLASTICO E PER L’AVVIO DEL PROSSIMO

Dal 4 marzo, giorno della sospensione dell’attività didattica su tutto il territorio italiano, a oggi, docenti e personale ATA hanno, con grande senso di responsabilità, mantenuto vivo il rapporto didattico-educativo con gli studenti.

La sospensione dell’attività didattica in presenza ha offerto, però, un’opportunità del tutto insperata alla lobby della cosiddetta scuola dell’innovazione, a coloro che vogliono imporre l’e-learning come forma complementare ordinaria di funzionamento della scuola: la mattina attività laboratoriali e di gruppo, col docente in funzione di tutor o animatore, il pomeriggio le lezioni, su UDA standardizzate, in modalità a distanza e usando preferibilmente il software proprietario delle piattaforme delle grandi dell’hi-tech: Google, Amazon, Microsoft, ecc., con il docente ridotto a facilitatore, che introduce materiale digitale, somministra test e corregge elaborati standardizzati degli alunni.

Nella mente dei pionieri della scuola a distanza e dell’innovazione didattica gli unici ostacoli al rinnovamento sono le ostinate resistenze della massa dei docenti “conservatori” e il digital divide.

Il “Piano” che si sta profilando si annuncia in assoluta continuità con le controriforme che hanno funestato la scuola negli ultimi 25 anni, con l’obiettivo di impedire una formazione critica delle giovani generazioni, destinate, in larga misura, a lavori precari e ripetitivi.

Coerentemente con questa logica, mentre nelle scuole si procede a forme di imposizione coatta della DaD, per tanti discenti il diritto all’istruzione viene semplicemente negato perché privi di mezzi tecnologici e/o di connessione; la negazione di tale diritto è ancora più marcata nelle situazioni estreme e disagiate come per le alunne e gli alunni diversamente abili, o nelle scuole carcerarie o per le bambine e i bambini dei campi rom.

È bene chiarire che non c’è, da parte nostra, nessun pregiudiziale rifiuto dell’uso della tecnologia a supporto della didattica. Il problema si pone quando la tecnologia esaurisce in sé il concetto di “innovazione” e, da strumento a supporto delle didattiche, si trasforma da mezzo in fine, in metodologia didattica in sé, in “nuova scuola”. La Didattica a Distanza è la riproposizione, in chiave tecnologica, della scuola della “trasmissione”, che Danilo Dolci considerava tipica delle società autoritarie e pre-democratiche e alla quale opponeva la didattica della “comunicazione”, in cui discenti e docenti si ritrovano insieme, fisicamente, nello stesso spazio concreto, con i loro corpi, i loro sguardi, i loro gesti, la loro prossemica, con la densità di detti e non detti che solo nella compresenza fisica può determinarsi. È per questi motivi, prima che intervenga qualsiasi altra considerazione, che noi riteniamo la DaD come un ripiego a cui si può ricorrere, provvisoriamente e per un tempo limitato, solo in una situazione di assoluta emergenza come quella che stiamo vivendo: altro che “grande opportunità”.

Mentre ci si accinge a far ripartire gran parte delle attività lavorative, il governo deve spendere ora tutte le energie per assicurare il ripristino delle “normali” attività scolastiche in condizioni di sicurezza nel più breve tempo possibile. E in questa chiusura di anno scolastico il governo deve studiare tutte le strade percorribili per consentire che gli esami finali, sia per la scuola secondaria di primo grado che per quella di secondo grado, si svolgano in presenza e in condizioni di sicurezza per candidate/i e docenti su tutto il territorio nazionale, “riducendoli” alla sola prova orale.

Per tornare in classe, oltre a predisporre uno screening sanitario di tutte le comunità scolastiche e un’accurata sanificazione dei locali, occorrono:

• una revisione dei criteri di formazione delle classi, con una drastica riduzione del numero degli alunni in ottemperanza alle norme di distanziamento previste dal decreto sulla sicurezza;

• un aumento degli organici attraverso l’assunzione di tutti i docenti con almeno 36 mesi di lavoro e l’assunzione del personale ATA che ha lavorato almeno due anni;

• investimenti significativi per garantire interventi urgenti per modifiche, anche provvisorie, alla struttura interna degli edifici scolastici, con ampliamento delle aule e reperimento di ulteriori spazi, con l’impiego immediato di ogni edificio idoneo disponibile per accogliere le classi in condizioni di sicurezza.

Purtroppo, in tutto questo periodo di emergenza in molte scuole sono state imposte modalità di lavoro illegittime e inopportune o direttamente dai DS o attraverso delibere degli OOCC riuniti on line, una modalità di riunione, quest’ultima, non prevista prima della conversione in legge del d.l. n. 18/2020 approvata, con voto di fiducia, dalla Camera il 24/4/2020.

Al di là della legge, il buon senso avrebbe dovuto far condividere a tutte/i l’idea che, in una situazione eccezionale come quella attuale, si sarebbero dovuti utilizzare strumenti e modalità non “regolari” solo per rispondere ai problemi dell’emergenza. Per questo proponiamo che oggi, all’interno degli OOCC, le discussioni e le conseguenti deliberazioni riguardino soltanto le problematiche relative alla conclusione dell’anno scolastico.

Dunque, di cosa devono/possono occuparsi le riunioni degli OOCCon line?

• di garantire il confronto sulla DaD, nella consapevolezza che ogni docente, in nome della libertà di insegnamento e degli stessi Decreti Legge, ha assoluta autonomia nella organizzazione del lavoro (tempi, scelta modalità DaD, verifiche, ecc.)

• di garantire il confronto sul tema della valutazione, tenendo conto che tutti gli studenti saranno ammessi all’anno successivo e/o agli esami finali e che nessuna valutazione di tipo sommativo potrà essere effettuata durante tutto il periodo della sospensione dell’attività didattica;

• della formazione delle Commissioni esaminatrici per gli Esami di Stato

• di individuare (proposta da confermare “in presenza” all’inizio del nuovo anno scolastico) le forme di recupero da attuare nel mese di settembre, per le quali va contestualmente richiesto al Governo un adeguato impegno economico.

Ricordiamo che il dirigente scolastico non ha alcun potere autoritativo e deve agire solo ed esclusivamente applicando la normativa vigente, il CCNL e le delibere degli OO.CC.

Inoltre, il d.l. n. 22/2020 ha conferito alla Ministra dell’Istruzione una delega speciale che dovrà intervenire, tra l’altro, sulle problematiche relative alla conclusione dell’anno scolastico; riteniamo sbagliato che un Collegio docenti si esprima prima di conoscere le linee decise dal Ministero.

È necessario dunque affrontare i prossimi Collegi Docenti “attrezzati” in modo da sfruttare al massimo le prerogative degli Organi Collegiali, impedire qualunque forma di disciplinamento e standardizzazione delle pratiche didattiche e lo svilimento del dibattito democratico e della istituzionalizzazione di pratiche deleterie.

Esecutivo Nazionale COBAS – Comitati di base della Scuola

In allegato alcune indicazioni pratiche, supportate normativamente, sul comportamento da tenersi in merito alle questioni che più frequentemente vengono segnalate dalle scuole. Consigliamo in via prioritaria di presentare mozioni alternative a quelle dei DS invitando i colleghi a sostenerle con il loro voto; nel caso in cui le nostre mozioni non raggiungessero la maggioranza dei voti, si può utilizzare l’opzione di minoranza, prevista dalla normativa, che permette di sottrarsi agli obblighi deliberati dalla maggioranza; le opzioni di minoranza possono essere individuali o sottoscritte da gruppi di docenti, facendo metterle a verbale coi nominativi degli aderenti.

Lascia un commento